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Синтаксические и функционально-семантические особенности употребления условного наклонения в итальянском языке

Київський національний університет

імені Тараса Шевченка

Інститут іноземної філології

Кафедра іспанської та італійської філології



Дипломна робота спеціаліста на тему:


Синтаксичні та функціонально –

семантичні особливості вживання умовного способу в італійській мові ”


Студента: Кириченка Тараса Григоровича

5 курсу , італійської групи

Науковий керівник: доц.Mагушинець І.І.


Рецензент : ___________________


Київ – 2002 р.


PIANO:


Introduzione……………………………………………….................................….3


Parte I. L’oggetto delle ricerche: I tempi del Condizionale ...............................…..4

  1. Cosa й il modo …………………………………………………….…………..4

  2. Cosa й il tempo ……….…….....................................................................……5


Parte II. L’uso del modo condizionale …...................................……...………13


Parte III.ILperiodo ipotetico…………..….….……......................................…17


1. Le frasi ipotetiche …….............................................................……………...17


a) Semantica del costrutto condizionale .................................................................18

b) Concordanza dei tempi e semantica dei modi ....................................................19

c) Il sistema dell’italiano standard ………………………...……………………20

d) I costrutti“controfattuali”..... ..............................................................................22

e) Concordanza mista indicativo e congiuntivo-condizionale ................................25

f) Il sistema substandard di concordanza di modi e tempi ....................................26

g) Costrutti condizionali pseudocoordinati ............................................................27

h) Costrutti condizionali interrogativi e imperativi ...............................................29

i) Condizioni su azioni linguistiche ........................................................................33

j) Protasi non introdotte da “se “............................................................................34

k) Protasi con modi verbali non finiti ....................................................................37

l) Ordine delle proposizioni nella frase complessa..................................................38

m) Apodosi accompagnate “da allora”...................................................................43


2. Le frasi concessive .............................................................................................46


a) Semantica del costrutto concessivo fattuale .......................................................46

b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale ...........................................................49

c) Operatori di subordinazione proposizionali .......................................................49

d) Semantica del costrutto condizionale concessivo ..............................................52

e) Sintassi del costrutto condizionale concessivo ...................................................53

f) Subordinate condizionali concessive introdotte da “anche se” ...........................54

g) Semantica dei costrutti a – condizionali .............................................................60

h) I costrutti con “disgiunzione ..............................................................................61


Резюме (Riassunto) …………………………………………………................…65


INTRODUZIONE


Avendo rispetto alle circostanze che sono state stabilite nel periodo dell’Unione Sovietica,quando la lingua italiana non si studiava ufficialmente in Ucraina , per il momento esiste una piccola quantitа dei lavori dedicati al modo condizionale (I.Glivenko, A.A.Karulin,V.Cerdanzeva,G.G.Lebedeva, Mavrov). Ecco perche ho deciso studiare uno dei temi meno studiati d’italiano.

L’atenzione fondamentale nel lavoro и concentrata sull’analisi delle particolaritа sintattiche e semantiche - funzionari del modo condizionale,come in lingua scritta, cosi in parlata.

L’attualitа del tema и specificata dalla necessitа di mostrare le particolaritа e nuove tendenze d’uso del condizionale nella lingua dei giornalisti, cioи nei articoli di giornale, nella lingua dei libri,e nella quella parlata. Dunque,l’analisi complessa delle proposizioni e costrutti condizionali, diventa indispensabile per la comprensione piu approfondito del carattere dei processi di evoluzione in italiano moderno.

Lo scopo di questo lavoro и mostrare la formazione del condizionale semplice e composto, l’uso dei tempi del condizionale, le particolaritа sintattiche e semantiche-funzionari, l’uso del condizionale nel periodo ipotetico, la semantica del costrutto condizionale e la concordanza mista dei tempi l’indicativo, congiuntivo e condizionale.

Il lavoro и composto d’introduzione , tre parti principali e riassunto. L’elиnco della letteratura usata si compone di 43 denominaziтni dei lavori di autтri nazionali e stranieri. L’entitа generale del lavoro и 72 pagine.

Nel introduzione viene motivata la scelta del tema, la sua attualitа, vengono determinati gli scтpi e i compiti del lavoro .

La prima parte introduttiva и dedicata al definizione del tempo e del modo come le categorie grammaticale.

La seconda parte и dedicata al uso del condizionale semplice e condizionale composto.

La terza parte и dedicata al periodo ipotetico, alla semantica del costrutto condizionale e alla concordanza dei tempi e dei modi.

Nel riassunto principale vengono dedotti i resultati teoretici e practici delle ricиrche complиsse eseguite.


I. L’oggetto delle ricerche: I tempi del modo condizionale


a) Cosa й il modo ? :


Il verbo possiede un organico e complesso sistema di forme per esprimere le ca­tegorie del modo e del tempo. Il parlante puт presentare il fatto espresso dal verbo in diversi modi, ciascuno dei quali indica un diverso punto di vista, un diverso atteggiamento psicologico, un diverso rapporto comunicativo con chi ascolta: certezza, possibilitа, desiderio, comando ecc.

Talvolta, poi, l'uso di un determinato modo puт dipendere anche da ragioni stili­stiche, da una scelta di "registro" o di livello linguistico: cosм, per esempio, nelle subordinate rette da verbi di giudizio l'indicativo (mi pare che ha ragione) corri­sponde a un livello d'espressione piщ popolare rispetto al congiuntivo (mi pare che abbia ragione).

In italiano disponiamo di sette modi verbali:


quattro modi finiti: indicativo (io amo)

congiuntivo (che io ami)

condizionale (io amerei)

imperativo (ama!)

tre modi indefiniti: infinito (amare)

participio (amante)

gerundio (amando)


Mentre i modi finiti determinano il tempo, la persona e il numero, i modi in­definiti non determinano la persona e, tranne il participio, il numero.

L'infinito, il participio e il gerundio sono anche detti "forme nominali del ver­bo", perchй vengono usati spesso in funzione eli sostantivo e di aggettivo: abbia­mo giа citato il participio presente amante, cui si puт aggiungere il participio passato la (donna) amata; e si pensi ancora a infiniti quali l'essere, il dare i l'avere, l'imbrunire, o a gerundi diventati nomi, quali laureando e reverendo.


Modi finiti:


L'indicativo и il modo della realtа, della certezza, della constatazione e dell'esposizione obiettiva, o presentata come tale:

me ne vado (sicuramente).

II congiuntivo и il modo della possibilitа, del desiderio o del timore, dell'opinione soggettiva o del dubbio, del verosimile o dell'irreale; viene usato generalmente in proposizioni dipendenti da verbi che esprimono incertezza, giudizio personale, partecipazione affettiva:

sembra che se ne vada

(ma non й certo)

preferisco che se ne vada


Anche il condizionale indica fatti, azioni, modi di essere in cui prevale l'aspetto di eventualitа, subordinata a una condizione (di qui il nome):

me ne andrei (se potessi).

L'imperativo, infine, и il modo del comando, dell'invito, dell'esortazio­ne, dell'ammonimento, dell'invocazione:

vattene! (и un ordine, un consiglio ecc.)


Modi indefiniti:


L'infinito indica genericamente l'azione espressa dal verbo senza determinazioni di persona e di numero:

studiare, leggere, partire.


Il participio puт svolgere sia la funzione di verbo sia quella di aggettмvo (inoltre, al pari degli aggettivi, assume anche valore di sostantivo). Il participio presente determina solo il numero, mentre il participio passato determina sia il numero sia il genere:

facente, facenti; vedente, vedenti; insegnante, insegnanti;

preso, presa, presi, prese; nato, nata, nati, nate; candidato, candidata,

candidati, candidate.


A differenza di quanto accade per i modi finiti, il participio non segnala la persona.


II gerundio indica un fatto che si svolge in rapporto a un altro, espres­so nella proposizione reggente da un verbo di modo finito:

sbagliando s'impara; l'ho incontrato tornando a casa, discutevamo pas­seggiando.


b) Cosa й il tempo ? :

II tempo indica qual и il rapporto cronologico che intercorre tra l'azione o lo stato espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito l'enunciato.

И opportuno distinguere tra tempo fisico e tempo linguistico(o grammatica­le): il tempo fisico si riferisce alla percezione che ciascun individuo ha del fluire del tempo nella realtа, ed и misurabile quantitativamente. Il tempo grammaticale и costituito invece da un sistema di relazioni temporali che permettono dj colloca­re l'azione prima, durante o dopo il momento in cui viene proferita la frase e dм indicare l'ordine di successione dei due avvenimenti.

Per esprimere il tempo linguistico il parlante ha a disposizione, oltre al siste­ma dei tempi verbali, gli avverbi e le locuzioni avverbiali di tempo (prima, dopo, fra sette mesi, per due anni). La non corrispondenza tra tempo fisico e tempo lin­guistico и evidente nei casi in cui un tempo grammaticale passato esprime un evento che nella realtа si svolge nel futuro:


saranno necessarie almeno dodici ore per sapere chi ha vinto le elezioni.


Il rapporto cronologico tra lo stato o l'azione espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito l'enunciato puт essere di:


contemporaneitа, quando il fatto avviene nel momento in cui si parla:

Daniele canta

anterioritа, quando il fatto avviene in un momento anteriore a quello in cui si parla: Daniele cantava (ha cantato, canto);

posterioritа: quando il fatto avviene in un momento posteriore a quel­lo in cui si parla: Daniele canterа.


II tempo che esprime la contemporaneitа и il presente; il tempo che esprime l'anterioritа и il passato, variamente articolato nell'indicativo (imperfetto, passato prossimo e remoto, trapassato prossimo e remoto) e nel congiuntivo ( imperfetto, passato, trapassato); il tempo che esprime la posterioritа и il futuro, suddiviso nell'indicativo in futuro semplice e futuro anteriore.

Sotto l'aspetto formale i tempi si distinguono in semplici, quando le forme verbali di cui sono costituiti consмstono in una sola parola (amo, temevo, anivт,partirа), e in composti, quando le forme verbali risultano dall'unione del participio passato del verbo con una voce dell'ausiliare essere o avere (ho amato, avevo temuto, fu arrivato, sarа partito).


Per comprendere meglio il significato delle relazioni temporali possiamo visualiz­zare graficamente la collocazione di un avvenimento lungo l'asse del tempo, rap­presentato da una linea retta. Per far ciт occorre fare riferimento a due nozioni fondamentali: :


il momento dell'enunciazione (= ME), cioи il momento in cui si verifica l'atto di parola;

il momento dell'avvenimento (= MA), cioи il momento in cui ha avuto luogo l'evento oggetto dell'atto di parola.


Per interpretare il passato remoto, il passato prossimo, l'imperfetto e il futuro dell'indicativo и sufficiente questo elementare riferimento al fluire del tempo fisico. Il trapassato prossimo, il trapassato remoto e il futuro anteriore, vice­versa, non sono ancorati direttamente al tempo fisico, ma sono collegati ad esso indirettamente, attraverso un'indicazione relativa di anterioritа o poste­rioritа rispetto ad un evento espresso da un tempo semplice (dopo che ebbe appreso la notizia svenne) o da un'altra determinazione temporale (alle 8 aveva giа cenato). Per rappresentare graficamente i tempi composti dobbiamo pertanto introdurre un terzo parametro, denominato momento di riferimento (= MR). Esso puт essere costituito da un avverbio di tempo o da un'altra determi­nazione temporale (alle cinque, l'anno scorso, quando sono uscito ecc.):


Tempi dell’indicativo:

L'indicativo и l'unico modo verbale che abbia specificati nei suoi vari tempi

- semplici (presente, imperfetto, passato remoto, futuro) e composti (passa­to prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro anteriore) – i tre fondamentali punti di riferimento cronologici in cui un fatto avviene: l'ante­rioritа, nelle sue molteplici articolazioni (imperfetto, passato prossimo, passato re­moto, trapassato prossimo, trapassato remoto); la contemporaneitа (presente); la posterioritа (futuro semplice e futuro anteriore).

Il presente. Indica il fatto, l'azione, il modo di essere che si svolgono o

sussistono nel momento stesso in cui si parla:

faccio una passeggiata.

Si usa spesso il presente per esprimere la consuetudine, l'iterazione, hi regolaritа con cui si veri/icario determinati fatti:

il rapido per Napoli parte alle diciassette; vedo Luigi tutti i giorni;

o per indicare un'attitudine del soggetto: Franco parla il tedesco; Giulio ripara le antenne;

in questi casi il tempo presente indica che il soggetto possiede una determinata capacitа ed и in grado di esercitarla quando occorre, ma non necessariamente che egli stia esercitando tale capacitа al momento dell'enunciazione.

Inoltre il presente, in quanto "non-passato" e "non-futuro", и in grado di signi­ficare ciт che si avvera sempre, le veritа atemporali:

la luna gira intorno alla terra; la rosa и un fiore;

il presente atemporale, particolarmente usato nelle definizioni scientifiche, non и sostituibile con altri tempi o modi:

due piщ due faceva / sta facendo / farebbe quattro;

e non и compatibile con avverbi temporali del tipo prima, dopo, non sempre, la Luna gira intorno alla Terra, ma non sempre.

Nei proverbi e negli aforismi il presente vuole indicare appunto la perenne vali­ditа di quanto viene affermato:

chi dorme non piglia pesci; il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Il presente storico и un passato in forma di presente, и quasi un modo per far rivi­vere il passato nel presente; serve a conferire maggiore efficacia alla narrazione dei fatti, ad attualizzarli:

Leopardi nasce a Recanati nel 1798; Cesare da l'ordine di avanzare.


L'imperfetto Esprime la durata o la ripetizione nel passato:

la pioggia cadeva ininterrottamente da due giorni; venivano a trovarci quasi tutte le settimane.


Dal punto di vista aspettuale l'imperfetto indica un'azione incompiuta nel passato; per questo motivo, di norma, un verbo all'imperfetto non и sufficiente a conferire alla frase senso compiuto. Se dico: ieri tornavo a casa la frase rimane come sospesa e il mio interlocutore si aspetta un'integrazione, per esempio: ieri tornavo a casa quando ho incontrato Gianni.

Nelle narrazioni, l'imperfetto costituisce il tempo della descrizione per eccellenza. Esso si presta infatti a rappresentare scene statiche, in cui tutti gli elementi sono collocati sul medesimo piano temporale:

La stazione era deserta. Carla indossava un soprabito scuro. L'orologio segna­va le venti e trenta,

La stessa scena, resa con i verbi al passato remoto, da piuttosto l'idea di un susse­guirsi poco coerente di frasi:

La stazione fu desena. Carla indossт un soprabito scuro. L'orologio segnт le venti e trenta.


Questa differenza и messa a frutto quando si esercita, a qualsiasi livello, l'arte del raccontare: l'imperfetto descrive luoghi e personaggi o delinea stati di cose, men­tre i tempi perfettivi (il passato remoto o il presente storico) sono necessari per dare il via alla storia, per riferire in modo ordinato il susseguirsi degli avvenimen­ti. Lo si puт facilmente verificare analizzando l'inizio di una fiaba:

C'era una volta a Palermo un certo Don Giovanni Misiranti, che a mezzo­giorno si sognava il pranzo e alla sera la cena, e di notte se li sognava tutti e due. Un giorno, con la fame che gli allungava le budella, uscм fuori porta. (da Fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo Calvino, Milano, A. Mondadori).

Quanto detto non vale nei casi in cui l'imperfetto assume valori aspettuali proprм del passato remoto, come avviene con il cosiddetto imperfetto narrativo, caratteristico, oltre che della lingua letteraria, dei resoconti giornalistici:

Nel ribollire della disamistade cadevano le elezioni regionali del 51; i candi­dati democristiani disertavano la piazza, la frequentavano invece i comunisti (L. Sciascia, Le parrocchie di Regalpetrd);

allo scoccare della mezzanotte l'assassino entrava di soppiatto in casa delle vittime;

al ventisettesimo minuto della ripresa il centravanti raccoglieva un abile invito del numero 10 e metteva in rete.

Talvolta l'imperfetto puт assumere valori modali diversi da quelli propri dell'indi­cativo. Si distingue in particolare:


1. un imperfetto ipotetico:

facevi meglio a stare zitto; potevano anche dircelo prima.

Quest'uso и comune soprattutto nel parlato; in una varietа piщ formale di lingua troviamo invece il condizionale passato {facevi = avresti fatto; pote­vano = avrebbero potuto);


2. un imperfetto irreale: si ha ogniqualvolta il tempo verbale serve a sottolineare un distacco dalla realtа e la creazione di un universo fittizio. И tipico delle narrazioni di sogni o della trama di un'opera letteraria:

poi entravo in un'enorme sala a specchi: dopo alcuni secondi le pareti inizia­vano a muoversi verso di me...

e nel cosiddetto imperfetto Indico, comune nelle affabulazioni dei bambini: Allora, facciamo che io ero il papa e tu la mamma;


3. un imperfetto attenuativo, a cui si ricorre in particolare con il verbo volere e sinonimi, per conferire un tono di cortesia o di attenuazione del valore iussivo di una richiesta; si immagini il seguente dialogo tra un salu­miere e una cliente, in cui chiaramente i due imperfetti non hanno valore temporale:

- Cosa desiderava signora?

- Mah, volevo due etti di prosciutto.

Nel secondo caso l'imperfetto puт essere adeguatamente sostituito dal condizio­nale presente.


Il passate prossimo. Questo tempo composto, formato dal presente di un au­siliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, esprime un fatto com­piuto nel passato, ma che ha una qualche relazione col presente, o perchй l'even­to descritto perdura nel presente:

due giorni fa ho preso una brutta influenza (e ancora ne soffro);o perchй perdurano gli effetti dell'evento descritto:

Marco и nato il 21 settembre del 1943;

ho imparato l'inglese durante un soggiorno di studio negli Stati Uniti;


per quanto riguarda il primo esempio и significativo il fatto che si usi il passato prossimo per indicare la nascita di un personaggio ancora vivente, ma sia d'obbli­go il passato remoto per indicare il dato biografico di un defunto:

Manzoni nacque nel 1785.

Anche senza l'accompagnamento di avverbi o di locuzioni avverbiali, il passato prossimo puт equivalere in qualche caso a un futuro anteriore, presentando il fat­to come compiuto nel futuro:

un ultimo sforzo e ho finito (= avrт finito).


II passato remoto. Indica un'azione conclusa nel passato, prescindendo dal suo svolgimento e dai suoi eventuali rapporti col presente. Si noti la differenza tra:

1. Mora via scrisse Gli indifferenti dal 1925 al 1928;

2. Moravia scriveva Gli indifferenti tra il 1925 e il 1928;

3. Moravia ha scritto Gli indifferenti.


Nella frase 1 il passato remoto scrisse mette in rilievo l'aprirsi e il chiudersi dell'azione, il suo inizio e la sua fine. Nella frase 2 l'imperfetto scriveva sottolinea lo svolgimento dell'azione entro i limiti temporali indicati. Nella frase 3 il passato prossimo ha scrмtto esprime insieme la compiutezza dell'azione e la sua "attualitа": Moravia и autore di questo libro, questo libro esiste, possiamo leggerlo.

Nella lingua contemporanea il passato remoto viene spesso sostituito dal passato prossimo: l'anno scorso sono andato a Venezia. Particolarmente nel parlato, il prevalere del passato prossimo rispetto al passato remoto si giustifica con l'esi­genza di avvicinare i fatti al momento della narrazione, con ragioni cioи di imme­diatezza espressiva. Si noti che questo uso del passato prossimo al posto del pas­sato remoto, ora sempre piщ generalizzato, и tipico dell'Italia settentrionale; nel meridione si ricorre invece al passato remoto anche riferendosi a fatti avvenuti in un tempo vicinissimo al presente: arrivai un quarto d'ora fa.


Il trapassato prossimo e il trapassato remoto. Il trapassato prossimo(o piuccheperfetto), formato dall'imperfetto di un ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, indica un fatto del passato, anteriore a un altro fatto pure del passato:

mi ero appena addormentato, quando bussarono alla porta.

Il trapassato prossimo puт assumere valori modali diversi da quelli propri dell'in­dicativo:


1. trapassato prossimo ipotetico, usato colloquialmente nell'apodosi del periodo ipotetico, in luogo del condizionale passato.

se non mi fossi ammalato a quest'ora avevo giа terminato gli esami;

2. trapassato prossimo attenuativo:

Buongiorno, ero venuto per chiederle una cortesia.

Questi valori modali, che ricalcano in parte quelli dell'imperfetto, sono dovuti con ogni probabilitа all'influsso dell'ausiliare del trapassato prossimo, coniugato all'im­perfetto indicativo.


Il trapassato remoto, formato dal passato remoto di un ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, indica un fatto anteriore al passato remoto. Il trapassato remoto ha un uso piщ limitato del trapassato prossimo; infatti, mentre questo si puт incontrare sia nelle proposizioni principali sia nelle proposizioni su­bordinate, il trapassato remoto oggi si trova solo nelle proposizioni temporali in­trodotte da quando, dopo che, non appena, appena (che):

non appena se ne fu andato, vennero a cercarlo.


II futuro semplice e il futuro anteriore. Il futuro semplice indica un fat­to che deve ancora verificarsi o giungere a compimento:

arriverт domani; terminerт il lavoro entro una settimana.

Il futuro semplice puт assumere valore di imperativo:

farete esattamente come vi ho detto; imparerai questa poesia a memoria.

Il futuro anteriore, formato dal futuro semplice di un ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, indica un evento futuro, anteriore a un altro pure del futuro; и quindi una sorta di "passato nel futuro":

quando lo avrai visto, te ne renderai conto.

Sia il futuro semplice sia il futuro anteriore possono indicare un dubbio, una sup­posizione o una deduzione del parlante:

hanno bussato alla porta, sarа Marco;

a occhio e croce questa pizza peserа due etti;

quando и iniziato lo spettacolo saranno state le nove;

in questo caso il futuro ha valore modale, non temporale, come si evince dal fatto che i verbi degli esempi riportati non esprimono posterioritа.


Tempi del congiuntivo:

I tempi del congiuntivo sono quattro: presente, imperfetto, passato, trapassato.

II congiuntivo viene usato soprattutto nelle proposizioni dipendenti. In quelle indi­pendenti - nelle quali il congiuntivo puт esprimere volontа, dubbio, concessione - i due tempi semplici (presente e imperfetto) si usano con riferimento al presente:


dica

pure cio che vuole

dicesse


I due tempi composti (passato e trapassato) si usano invece con riferimento al passato:


sia

che gia partito?

fosse

Per la scelta del tempo nelle proposizioni dipendenti, si veda il capitolo della sin­tassi.


Tempi del condizionale:


II condizionale ha due tempi: uno semplice, il presente, e uno composto, il passato. Col presente si indica l'eventualitа nel presente, col passato l'eventualitа nel passato:

vorrei

rivederti

avrei voluto


Tempi dell’imperativo:

L'imperativo ha due tempi, il presente e il futuro:

esci subito di quii; farai quello che dico io!


L'imperativo manca della prima persona singolare.

Tutte le voci dell'imperativo sia presente sia futuro coincidono con quelle del presente e del futuro di altri modi; solo i verbi appartenenti alla prima coniuga­zione hanno la seconda persona singolare dell'imperativo presente che non puт essere confusa con la seconda persona di nessun altro tempo: studia, mangia, parla.

Nella forma negativa, la seconda persona singolare dell'imperativo presente si esprime con l'infinito presente preceduto dalla negazione non:

non cantare, non correre, non partire.


Tempi dell’infinito:


I tempi dell'infinito sono due: uno semplice, il presente (andare, vedere, finire): e uno composto, il passato (essere andato, aver visto, aver finito).

L'infinito si usa soprattutto in frasi subordinate: il presente indica un rapporto di contemporaneitа o di posterioritа rispetto al tempo del verbo della reggente; il passato indica un rapporto di anterioritа:

dice

di conoscerlo, di volerlo conoscere

diceva.


dice

di averlo conosciuto.

diceva


Preceduto dalla negazione non, l'infinito presente puт acquistare il valore di im­perativo:

non farlo!; non dire sciocchezzel; non ridere.

Ha lo stesso valore, anche senza la negazione, in avvisi, cartelli, insegne:

tenere la destra; moderare la velocitа; gettare i rifiuti nel cestino.

Spesso l'infinito presente svolge la funzione di sostantivo:

tra il dire e il fare c'и di mezzo il mare

e si pensi a infiniti come dovere, piacere, avere, trasformatisi in sostantivi forniti anche di plurale: il dovere/i doveri; il piacere/i piaceri; l'avere/gli averi.


Tempi del participio:

II participio ha due tempi: il presente e il passato.

Come gli aggettivi in -e, il participio presente ha una forma per il maschile e il femminile singolare {amante, vincente, partente) e una per il maschile e il femminile plurale (amanti, vincenti, partenti). И usato sempre piщ raramente nel suo valore verbale; participi quali ardente, splendente, avvincente, arrogante, sor­rмdente o quali studente, cantante, insegnante, emigrante, dirigente sono oggi sentiti soltanto come aggettivi e sostantivi.

Il participio passato si comporta come gli aggettivi in -o: lodato, lodata, lodati, lodate. Si usa insieme con gli ausiliari essere e avere nelle forme composte della coniugazione verbale: sono andato, hai visto, и preso.

Ha spesso funzione di aggettivo o di sostantivo:

uno stimato professionista, il candidato eletto; l'imputato, i vinti, uno sconosciuto.

Ilparticipio passato ha valore attivo con i verbi intransitivi:

partiti di mattina, arrivarono a notte fonda (paniti = essendo partiti, sebbene fossero partiti);

ha invece valore passivo con i verbi transitivi:

non mi piace la minestra riscaldata (riscaldata = che и stata riscaldata).


Tempi del gerundio:

II gerundio ha due tempi: il presente (cantando, leggendo, udendo) e il passato (avendo cantato, avendo letto, avendo udito).

Il gerundio presente trova impiego in proposizioni subordinate, dette ap­punto gerundive:

discutevamo camminando,

dove camminando и una gerundiva con valore temporale (= mentre camminava­mo).

Contribuisce a formare le perifrasi verbali andare + gerundio e stare + gerundio, che esprimono un'azione progressiva e durativa, considerata cioи nel suo progre­dire e nella sua durata:

il tempo va migliorando, sto studiando.

Molti gerundi presenti hanno subito un processo di nominalizzazione: laureando, reverendo e, nel linguaggio musicale, crescendo, diminuendo.

Il gerundio passato non и molto usato; in genere viene sostituito con frasi espli­cite: si dice и stato promosso perchй ha studiato piuttosto che avendo studiato и stato promosso.


II. L’uso del modo CONDIZIONALE


Il condizionale prйsenta l'azione o il modo di essere come eventuali-ipotetici; e cioи come realizzabili, nel prйsente o nel passato, ma subordinatamente a determinati condizioni o condizionamenti che possono essere espressi o sottintesi. Tali condizioni o condizionamenti sono per lo piu indipendenti dalla volontа di chi parla o scrive (ne sia o no egli il soggetto grammaticale) e possono risultare: o giа ben definiti ed esistenti o supponibili oppure suggeriti da opportunitа di adattamento comportamentale a specifici aspetti situazionali. Sul genere di potenzialitа di tali presupposti (sintatticamente: protasi), chi parla o scrive valuta il grado di probabilitа di realizzazione dei fatti che ne dovrebbero conseguire (sintatticamente: apodosi),e, nell'esprimerli, mediante il condizionale manifesta (o tradisce) l'atteggiamento mentale o psicologico del consapevole distacco o del sospeso possibilismo o della cauta esitazione.

Per esemplificare: apodosi: Vorrei parlarle (protasi: se ha un po' di tempo). - Ci verrei anchio (se non ti disturbo). - Fumerei volentieri qualche sigaretta ogni tanto (ma qui и proibito). - Carlo si starebbe per laureare (se и vero quel che si dice). - lo (se fossi stato al tuo posto) non gli avrei dato retta. - Sarebbe venuto allй cinque (mancano ancora due ore //oppure: ormai и mutile aspettarlo). - Sarei partito ieri // domani (ma non ho trovato posto in aereo).

Sia al prйsente che al passato, il condizionale puт esprimere l'atteggiamento di prudente presa di distanza (condizionale di distanziamento) di chi narra fatti e fa anche intendere di non avere diretta o comunque piena conoscenza; o magari di non volere essere in nessun modo coinvolto. E' questa la tipica modalitа di chi, anche per professione, come il giornalista, и costretto a interessarsi di vicende di particolare delicatezza e responsabilitа:

- Carlo Rossi sarebbe stato messo in prigione. (come a dire: se и vera la notizia che ho sentito, Carlo Rossi...)

- Seconde l'accusa (...) la maggior parte delle apparecchiature sarebbero state residuati di guerra (...). (in 'La nazione', 5-9-1976).

- Ayrton Senna sembrerebbe escluso dal prossimo campionato (...). II condi­zionale и d'obbligo perchй in realta la attuale azione potrebbe ancora mutare (...). (C. Marincovich, in la 'Repubblica' (sport), 11-2-1992) (qui l'autore stesso, giustifica l'uso del condizionale come segnale di opportune atteggiamento prudenziale).

L'idea di intenzionalitа, di disponibilitа legata al condizionale consente che il tempo passato serva a esprimere il rapporte di posterioritа dei fatti narrati rispetto a un punto di riferimento collocato nel passato (futuro del (nel) passato):

- (Carlo dice che finirа entro un'ora (= che ha intenzione di finire...)) -«Carlo disse che avrebbe finito entro un'ora. (= che aveva intenzione di finire...)

- Certe volte (...) ho pensato che Sciarmano sia stato il primo a sapere che io sarei nata (...). (M. Di Lascia, Passaggio in ombra').

- (...), mi dicevo che presto Io avrei riavuto tutto per me (...). (M. Di Lascia, cit.).

In questi casi, specie (ma non solo) nei registri linguistici meno sorvegliati, si puo usare, in alternativa, L’indicativo imperfetto :

- Carlo disse che finiva (= avrebbe finito) entro un'ora.

Nel seguente esempio, per il futuro nel passato, si noti l'uso del condizionale passato e dell'imperfetto nei due segmenti di una frase temporale scissa per enfasi:

- (...) a quel punto gli chiedeva quando sarebbe stato che la mamma la mandava a conoscere la nipote. (M. Di Lascia, cit.)


Per la stessa idea di intenzionalitа, il condizionale passato puo anche espri­mere fatti desiderati o progettati per il reale

futuro ma dei quali giа nel prйsente si conosce la irrealizzabilitа essendo nota lacondizione impediente. Ne risulta dunque un periodo ipotetico dйlla irrealtа che ha l'apodosi collocata nel passato:

- So che domani vai a Roma. Ci sarei venuto anch'io, ma ho da fare (oppure: se non avessi da fare).

- Una volta nella nostra cappella tenevano messe anche per il pubblico. Quest'anno no. Saresti venuto, vero? (G. Arpino, 'La suora giovane').

Anche in questi casi и possibile l'uso alternativo dell'indicativo imperfetto :

- A Roma domani ci venivo anch'io se non avessi da fare(Moravia).


E' forse utile tornare a riflettere un po' su quel gйnиre particolare di condizionamenti come "suggeriti da opportunitа o nйcessita di adattamento comportamentale a specifici aspetti situazionali", che, pur non esplicitati, ciascuno di noi intuisce, avere, cogliere, e in base ai quali (riluttante o no) regola il proprio modo di comportarsi. Tali aspetti variano col variare a) delle situazioni (piщ formali, meno formali, non formali), b) della funzione comunicativa (narrativa, espressiva, conativa, imperativa ...) o c) (forse piщ spesso) degli interlocutori (e in base al loro ruolo sociale, all'etа, al sesso, al loro contingente stato urnorale, allй loro azioni e reazioni). Sono tipi vari di condizionamenti che, dettati in gйnиre dal desiderio o comunque dalla nйcessita di stabilire armonia di rapporti, non solo comunicativi, determinano le nostre scelte (o stratйgie) di comportamento, e dunque anche linguistiche.

E' cosi che si puт spiegare, ad esempio, una frase come la seguente formulata da chi desiderasse far conoscere la propria casa a qualcuno: "Questa sarebbe la mia casa". Come 'sarebbe'? E' o non и? E', naturalmente, ma rapporte di cortesia suggerisce che la brusca referenzialitа dell'indicativo si attenui nel senso di conciliante garbatezza del condizionale. Mediante il quale il parlante sembra quasi subordinare la vйritа di quanto afferma al punto di vista, all'approvazione o disapprovazione del suo interlocutore: che rappresenta un condizionamento non trascurabile.

Situazioni comunicative analoghe, soprattutto parlate, ricorrono con assoluta quotidianitа. E il condizionale vi appare lo strumento pragmatico , tipico di un rapporte che predilige i modi dйlla conciliante offerta o richiesta di disponibilitа, della garbata proposta, dйlla discreta esitazione, dйlla valutazione rispettosa e misurata, dйlla distaccata ironia, della domanda aperta e possibilista.

Le espressioni qui di seguito proposte come esempio potrebbero avиre la condizione o il condizionamento espressi o sottintesi (come suggeriti dalla situazione in se). Noi abbiamo preferito questa seconda soluzione, ritenendola la piщ ricorrente nella realtа comunicativa. In parentesi accenneremo comunque a qualche esempio, e non sempre con l'esplicitante 'se'. Non di rado verra fatto di notare che i significati potrebbero variare col variare del tipo di situazione:

• semplice potenzialitа nel prйsente o nel passato: In casi come questo, qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato) di tradimento.

• aperta offerta di disponibilitа: Pagherei chissа che per un bicchier d'acqua. (Ma ho paura che sarа difficile averlo) Qui il passato suonerebbe come un rammarico: Avrei pagato chissа che (...).

• richiesta gentile (con verbo di 'volontа'): Vorrei un caffe. - Preferirei rimanere sola. (Se non vi dispiace)

In casi come questo, soprattutto con i verbi 'volere' e 'desiderare', il richiedente potrebbe anche usare l'imperfetto attenuativo' . E cio, in particolare, come risposta a una richiesta fatta con l'imperfetto della medesima modalitа da parte dell'interlocutore; il quale, per altro, non potrebbe usare il condizionale, che (si veda piщ sotto) suonerebbe come provocazione: "Che desidera (voleva, desiderava)" "Volevo (vorrei, desideravo), un caffe."


Qui il passato suonerebbe come rinuncia o rimprovero: Avrei voluto un caffe

(esempio: ma ho fatto bene a non.../ ma tu...)

• richiesta resa piщ conciliante e gentile dalla forma interrogativa: Mi daresti (potrei avиre) un bicchier d'acqua?

Qui il passato suonerebbe come richiesta di informazione.

• gentile invito, e rifiuto gentilmente esitante: "Ci verresti (vieni) al cinйma con noi?" "Ma io, veramente, avrei da studiare."

Qui il passato suonerebbe come gentile richiesta di informazione con relativa gentile risposta.

• manifestazione di un desiderio (che potrebbe anche nascondere una richie­sta): Verrai (tanto) volentieri a Roma con te. (Se non temessi di disturbarti) -Adesso si che mi fumerei una bella sigaretta! (Non hai mica da offrirmela?)

• domanda per conforma: Sarebbe quello tuo genero? - Questo sarebbe il libro di cui mi parlavi? (Se non mi sbaglio questo potrebbe essere...)

Talvolta anche con qualche moto di meraviglia o incrйdulitа o ammirazione o invidia: Sarebbe questa la tua Lucia? - Quel piccolino li parlerebbe giа cinque lingue?

• presentazione di qualcuno o qualcosa in tono discreto e sommesso (usando 'essere'): Questa sarebbe la mia biblioteca. (Anche se piuttosto modesta)

• sommesso intervento del parlante (per consiglio, proposta o altro gentil­mente sollecitato dall'interlocutore), anche introdotto da un verbo corrispondente: Oddio, io qualcosa in testa ce l'avrei pure. (N. Boni, in 'La stampa', 8-8-1988) - "Tu che dici (pensi, consigli, suggerisci // diresti, penseresti, consiglieresti, suggeriresti) di fare stasera?" "Io direi (penserei, consiglierei, suggerirei) di fare una partitina a poker". (Se posso, io direi...).

Qui il passato suonerebbe come ripensamento su qualcosa che forse avrebbe potuto o dovuto essere fatto.

• opinione in tono attenuate (di chi, spesso anche il verbo 'dovere', mostra molta fiducia sulla probabilitа di realizzazione):

Una soluzione salomonica che dovrebbe mettere a tacere tutte le polemiche (...). (in 'il Giornale', 27-10-1995)

• opinione garbatamente a contrario: "Gli scalatori di alta montagna sono degli sconsiderati perchй mettono a repentaglio la loro vita. Lei, dottore, che ne pensa?" "Ma io, veramente, non sarei cosi severo in proposito."

• presa di distanza ironicamente tagliente in forma di domanda: Un ipotetico professore a un ipotetico interrogato: "E tu avresti studiato?" (come a dire: "Checchй tu insista a dire, non hai studiato proprio.") - "E quello sarebbe un bravo medico?" (si potrebbe dire di un medico che immeritatamente gode di buona fama)

• domanda in tono di incredulitа o di risentimento per impedire o disapprovare fatti o progetti dell'interlocutore o di altri; o anche per provocare l'interlocutore stesso: Che farebbe tuo fratello stasera!? Uscirebbe?! (Come a dire: "Se ha un'intenzione del gйnиre, se la tolga dalla testa.") - Tu esporresti un tale monumento in luogo pubblico? (l. Silone, Il segreto di Luca) - "Come sarebbe a dire?!" chiese il commissario sbarrando gli occhi. (P. Chiara, I giovedi della signora Giulia').

La stessa domanda al passato, puo anche servire a smentire un fatto o a difendersi da qualche accusa: Anna: "E' stato Carlo a dire che Luigi...." Carlo: Che cosa avrei detto io?".


III. IL periodo IPOTETICO


1.Le frasi ipotetiche


Le frasi ipotetiche (cioи le proposizioni subordinate introdotte nella gran parte dei casi dall'operatore di subordinazione se) forma­no, insieme alle proposizioni sovraordinate da cui dipendono, frasi complesse tradizionalmente chiamate «periodi ipotetici», che noi chiameremo anche «costrutti condizionali».

All'interno di un costrutto condizionale la proposizione subordi­nata viene chiamata «protasi», mentre la proposizione sovraordinata viene chiamata «apodosi»; prese singolarmente protasi ed apodosi possono essere frasi semplici, come in (1), oppure frasi complesse che contengono proposizioni coordinate, come in (2), o frasi com­plesse contenenti (almeno) una proposizione subordinata come in (3):

(1) Se partiamo abbastanza presto, non troveremo molto traffico.

(2) Se il treno non и in ritardo ed i vagoni non sono troppo affolla­ti, faremo un viaggio comodo ed arriveremo in tempo per la partita.

(3) Se credi di essere troppo stanco per fare quel lavoro, sarа me­glio affidarlo a qualche altro tuo collega.

Inoltre l’apodosi di un costrutto condizionale non deve essere ne­cessariamente una proposizione principale, ma puт essere a sua volta subordinata ad un'altra proposizione principale, come in (4):Mi hanno detto che dovrт fare un'ottima prova, se voglio vera­mente ottenere l'incarico.


a)Semantica del costrutto condizionale

Parlando di «periodo ipotetico» e «costruttto condizionale» si identifica la costruzione in base alle sue caratteristiche funzionali: con la protasi si «ipotizza» una «condizione», soddisfatta la quale si ha come «conseguenza» quanto espresso dall'apodosi. Il costrutto esprime globalmente un'ipotesi ed instaura fra il contenuto proposizionale della protasi (che simbolizzeremo con «p») e quello dell'apodosi (che simbolizze­remo con «q») un rapporto del tipo «condizione-conseguenza».

Per esempio, con una frase come (1) si ipotizza che, soddisfatta la condizione di una partenza sufficientemente mattiniera (p), si avrа come conseguenza un viaggio tranquillo per la scarsitа di traffico (q): p e q non sono presentati sicuramente ed indipendentemente come veri, ma data la veritа di p deve seguirne la veritа di q. Questo aspetto del significato di un costrutto condizionale puт essere cosм riassunto: un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposi­zionali di protasi ed apodosi siano entrambi veri («se p, q» - «Pvero E qvero»).


Nel caso in cui alla partenza mattiniera (p) faccia poi sйguito un viaggio clamorosamente ritardato dal traffico (non-q) la frase in (1) sarа considerata un «cattivo» consiglio, oppure una previsione «sba­gliata»: un costrutto condizionale non prevede che il contenuto pro­posizionale della protasi sia vero e che quello della apodosi sia falso.

Inoltre nella comunicazione quotidiana, ordinaria, l'enunciazione di una sequenza come (1) suggerisce all'interlocutore che una parten­za ritardata (non-p) avrebbe come conseguenza l'incontro di un den­so traffico (non-q). Questo suggerimento, esprimibile con (5), и una «inferenza sollecitata» (o «invitata») dal costrutto condizionale esem­plificato in (1), e mostra un altro aspetto del significato di un perio­do ipotetico, cosм riassumibile: un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi siano entrambi falsi («se p, q» — «pFalso E q Falso»):

(5) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.

Unendo quanto proposto finora, possiamo dire che un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi possano essere o entrambi veri, o entrambi falsi (grazie al­l'inferenza sollecitata).

Questo significato, ottenuto per (1) combinando appunto (1) e (5), ov­vero la sua inferenza sollecitata, corrisponde a quello espresso direttamente ed esplicitamente da un costrutto condizionale con la protasi introdotta dal­l'operatore di subordinazione solo se:

(6) Solo se partiamo abbastanza presto non troveremo molto traffico.

Un costrutto come (6), detto «bi-condizionale», ha un significato parafrasabile proprio con l'accostamento di (1) e di (7):

(7) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.

La sinonimia tra i costrutti condizionali e quelli bicondizionali, e tra gli operatori di subordinazione se e solo se, и perт solo apparente: un costrutto bicondizionale, grazie alla presenza di solo se, ha sempre e per forza l'interpretazione ottenibile combinando insieme gli schemi presentati sopra, men­tre un costrutto condizionale semplice puт avere sia l'interpretazione bicondizionale (grazie all'inferenza sollecitata) sia l'interpretazione piщ debole, priva dell'inferenza sollecitata.

Per esempio, una sequenza come (8) presenta, tramite la coordinazione dei due infiniti, non una ma due condizioni, e puт essere parafrasata con un costrutto che abbia due protasi coordinate, una per ogni condizione, come (9):

(8) Se continua a non piovere e a non nevicare, la prossima estate rischiere­mo la siccitа.

(9) Se continua a non piovere e se continua a non nevicare, la prossima estate rischieremo la siccitа.

Ma in (9) non и possibile dare una interpretazione bicondizionale alle due protasi, e non и possibile sostituire i due se con due solo se, come si vede dalla inaccettabilitа di (10):

(10) Solo se continua a non piovere e solo se continua a non nevicare, la prossima estate rischieremo la siccitа.

Infatti il significato di solo entra in contraddizione con il significato di e; l'unica interpretazione possibile per i due se di (9) и quella semplice, priva dell'in­ferenza sollecitata. L'interpretazione bicondizionale (con l'inferenza solleci­tata) puт emergere solo combinando le due condizioni in un unico conte­nuto proposizionale complesso; cosм l'interpretazione di (11) puт essere pa­rafrasata con l'accostamento di (12a-b):

(11) Solo se continua (a non piovere e a non nevicare), la prossima estate rischieremo la siccitа.

(12) a. Se continua (a non piovere e a non nevicare), la prossima estate

rischieremo la siccitа.

b. Se non continua (a non piovere e a non nevicare), la prossima estate non rischieremo la siccitа.

Formalizzeremo quindi la differenza di significato esistente fra i costrutti bi-condizionali ed i costrutti condizionali con gli schemi rappresentati ri­spettivamente in (13) ed in (14):

(13) «Solo Se p, q» —» «Pvero E qvero» O «pFalso E qFalso»

(14) «Se p, q» — «pVero E qvero» (O «Pfalso E qFalso»)


b)Concordanza dei tempi e semantica dei modi


L'italiano presenta un sistema standard di concordanza di modi e Tempi verbali all'interno dei costrutti condizionali, che nella lingua contemporanea и affiancato da una variante colloquiale che si sta dif­fondendo anche a livelli piщ alti, e da un sistema «substandard» tipi­co solamente di alcune varietа piщ basse.

Nel primo sistema и possibile avere l'indicativo in protasi ed apo dosi, come in (15), il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condi­zionale semplice nell'apodosi, come in (16), e il congiuntivo piucche­perfetto nella protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (17) :

(15) Se vieni alla festa, ti divertirai moltissimo.

(16) Se venissi alla festa, ti divertiresti moltissimo.

(17) Se fossi venuto alla festa, ti saresti divertito moltissimo.

La variante colloquiale del sistema standard, presente talora anche in livelli piщ alti, prevede la possibilitа che l'indicativo imperfetto sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e / o il condizionale composto nell'apodosi, come in (18):

(18) a. Se lo sapevo prima, sarei arrivato in tempo a salutarti.

b. Se lo sapevo prima, arrivavo in tempo a salutarti.

c. Se l'avessi saputo prima, arrivavo in tempo a salutarti.

Il tipo in (18b) и presente nel seguente es. da Manzoni, che riproduce il parlato spontaneo:

(19) «Se mi s'accostava un passo di piщ, soggiunse, l'infilavo addirittura, prima che avesse tempo di accomodarmi me, il birbone» (A. Manzoni, promessi sposi, cap. XXXTV)

Nell'apodosi si puт avere anche il piuccheperfetto con valore di com­piutezza :

(20) Se non fosse successo / succedeva quell'incidente, a quest'ora eravamo giа arrivati.

Nel sistema «substandard» invece dei modi congiuntivo e condi­zionale appare l'indicativo, cosм che (2 la) corrisponde all'incirca a (15) (ma a volte anche a (16)), mentre (21b) corrisponde all'incirca a (16) e (17) (anche questo sistema и piщ complesso di quanto appaia da questa sintetica presentazione, e le corrispondenze con il sistema standard sono piщ irregolari di quanto qui accennato:

(21) a. Se vieni alla festa, ti divertirai un sacco.

b. Se venivi alla festa, ti divertivi un sacco.

In vari usi dialettali sono piщ diffusi sistemi «simmetrici», con congiunti­vo in protasi ed apodosi oppure condizionale in protasi ed apodosi. Questi usi, decisamente substandard, sono ritenuti concordemente inaccettabili, e tuttavia appaiono frequentemente sia in varietа regionali sia anche come lap­sus. Alcuni ess. sono:

(22) «Se io fossi uomo ci andassi ogni sera» (D. Dolci, Conversazioni, Tori­no, 1962, p. 290)

(23) «Io sono sicuro che se farei il boia riuscirei bene» (lo speriamo che me

la cavo. Sessanta temi di bambini napoletani, a cura di M. D'Otta, Mi­lano, Mondadori, 1990, p. 41)

L'uso del congiuntivo nell'apodosi и caratteristica di certo parlato spon­taneo meridionale.

L'uso del condizionale anche nella protasi, come in (23), и molto comu­ne nel linguaggio infantile in tutta Italia.

Non sembra possibile, invece, la combinazione con condizionale nella protasi e congiuntivo nell'apodosi.


c)Il sistema dell'italiano standard


Nell'italiano standard и possibile trovare diverse combinazioni di Tempi verbali dell'indicativo in protasi ed apodosi; sono possibili, per esempio, presente piщ presente, come in (24a), e presente piщ futuro semplice, come in (24b):

(24) a. Se piove, esco con l'ombrello.

b. Se (domani) piove, uscirт con l'ombrello.

Non c'и una corrispondenza obbligatoria fra Tempo verbale e tempo cronologico: in (24a) ad esempio il presente non и necessariamente «deitti­co», anzi и piщ facilmente interpretabile come presente «atemporale», e in (24b) и orientato, anche grazie alla presenza di domani nella protasi e di un tempo futuro nell'apodosi, verso il futuro.

Sono poi possibili combinazioni di futuro semplice piщ futuro semplice come, in (25a), perfetto composto piщ presente, come in (25b), perfetto composto piщ futuro semplice, come in (25c), e per­fetto composto piщ perfetto composto, come in (25d):

(25) a. Se domani ci sarа bel tempo, andremo a sciare.

b. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono stasera.

c. Se ti sei ricordato di portare la carbonella, forse riusciremo a preparare la grigliata.

d. La settimana scorsa ho telefonato a Giorgio, ma non sono riuscito a trovarlo in casa: se и andato in vacanza, ha final­mente potuto riposarsi.

In (25d) il contesto linguistico precedente il costrutto condizionale ne permette una lettura piщ naturalmente ipotetica: «Non so se Giorgio и an­dato in vacanza: lo ipotizzo solamente sulla base della sua mancata risposta al telefono; nel caso ci sia andato, starа godendosi il suo meritato riposo». Di solito invece i costrutti condizionali con i tempi passati dell'indicativo sono piщ facilmente interpretati come causali, cioи «fattuali», piuttosto che ipotetici, come si vede dalla parafrasi (26b) di (26a):

(26) a. Se hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.

b. Siccome hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.


Esistono costrutti condizionali con l'imperfetto in protasi ed apodosi, da non confondere con quelli formalmente identici ma apparte­nenti o alla variante colloquiale del sistema standard (v. la frase (18b)) o al sistema «substandard» (v. la frase (21b) ; in questi costrutti il se assume un valore parafrasabile con ogni volta che:

(27) In quel periodo se riuscivamo ad alzarci abbastanza presto cor­revamo subito a guardare l'alba, e poi nella stalla per bere il latte appena munto.

Non sono possibili costrutti condizionali con il perfetto semplice in protasi ed apodosi , come si vede dall'inaccettabilitа di (28):

(28) Se prenotammo in tempo, assistemmo alla prima di Falstaff.


Oltre all'indicativo l'italiano stan­dard prevede nei periodi ipotetici combinazioni di congiuntivo piщ condizionale; si trovano usualmente il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale semplice nell'apodosi, come in (29a-b), o il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (29c):

(29) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello.

b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi.

c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.


Sono perт anche possibili costrutti che presentino il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e il condizionale semplice nell'apodosi, come in (30a): in questo modo viene segnalata la «distanza» cronolo­gica tra i contenuti espressi dalle due proposizioni; inoltre sono pos­sibili costrutti con il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condi­zionale composto nell'apodosi, come in (30b):

(30) a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del cata­sto ce ne sarebbe traccia, b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono.


Utilizzando l'opposizione tra la concordanza all'indicativo e quel­la al congiuntivo-condizionale all'interno di un periodo ipotetico un parlante indica diversi gradi di «probabilitа» per i contenuti proposi­zionali di protasi ed apodosi:

— l'uso dell'indicativo segnala la «possibile veritа» dei contenuti;

— l'uso del congiuntivo-condizionale ne segnala la «possibile fal­sitа».

L'opposizione и illustrata attraverso il confronto tra due costrutti le cui proposizioni componenti esprimano gli stessi contenuti:

(31) a. Se nevica prima di domenica, andiamo a sciare a Cortina.

b. Se nevicasse prima di domenica, andremmo a sciare a Cor­tina.

In (3 la) il progetto viene presentato come molto piщ probabile rispetto a (31b): nel primo caso viene configurata la possibilitа che nevichi, con la conseguente vacanza sugli sci, mentre nel secondo ca­so viene configurata la possibilitа che non nevichi, con la conseguen­te rinuncia alla vacanza sugli sci.

Questa differenza si evidenzia con una prova di compatibilita semantica. Aggiungendo ad un periodo ipotetico all'indicativo una frase da cui si possa inferire la «sicura falsitа» del contenuto proposizionale della protasi, si ot­tiene una sequenza semanticamente anomala, perchй la «possibile veritа» se­gnalata dall'indicativo si scontra con un contenuto «sicuramente falso»:

(32) Se Gianni и in macchina ci puт dare un passaggio, ma oggi Gianni и

venuto in autobus.


Allo stesso modo, aggiungendo ad un periodo ipotetico al congiuntivo-condizionale una frase da cui si inferisca la «sicura veritа» del contenuto proposizionale della protasi si ottiene di nuovo una sequenza semanticamen­te anomala, perchй la «possibile falsitа» segnalata dal congiuntivo-condizio­nale si scontra con un contenuto «sicuramente vero»;

(33) a. Se Gianni fosse in macchina potrebbe darci un passaggio, ma

Gianni и (sempre) in macchina.

b. Se Gianni fosse stato in macchina avrebbe potuto darci un pas­saggio, ma Gianni era in macchina.


d) I costrutti 'controfattuali'


Alcuni periodi ipotetici al congiuntivo-condizionale non sembra­no comunicare la «possibile falsitа» dei contenuti proposizionali di protasi ed apodosi, quanto piuttosto la loro «sicura falsitа»: sono i costrutti tradizionalmente chiamati «controfattuali» o «periodi ipote­tici dell'irrealtа». Questi casi, comunque, non costituiscono un tipo a parte. Come vedremo subito, i costrutti con congiuntivo imperfetto e condizionale semplice sono interpretati come controfattuali solo quando all'indicazione morfosintattica di «possibile falsitа» si aggiun­gono altre indicazioni di falsitа, provenienti in genere dal confronto fra contenuto proposizionale espresso e contesto extralinguistico; quanto ai costrutti con congiuntivo piuccheperfetto e / o condiziona­le composto, essi sono sempre interpretati come controfattuali, a meno

che dal contesto linguistico emergano indicazioni del contrario, ovvero segnalazioni di «non-falsitа» (come si vedrа in (36), (37) e (38b)).

La controfattualitа non и quindi un significato rigidamente connesso ad una determinata concordanza di modi e Tempi verbali, ma un effetto se­mantico complesso, che deriva dall'interazione della morfosintassi (congiun­tivo imperfetto piщ condizionale semplice o congiuntivo piuccheperfetto e / o condizionale composto) con il contenuto proposizionale di protasi ed apodosi e con il contesto linguistico ed extralinguistico.

La combinazione «congiuntivo imperfetto nella protasi + condi­zionale semplice nell'apodosi» sembra neutralizzare l'opposizione tra «mera ipoteticitа» e «controfattualitа», poichй puт esprimere sia l'u­no sia l'altro valore semantico; essa и utilizzabile per esempio anche in (34a), che presenta solo un'ipotesi, e non due contenuti proposi­zionali «falsi»:

(34) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. (= 29a)

b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi. (= 29b)

Un costrutto come (34a) puт essere enunciato con tono polemi­co, da un parlante che sta uscendo «senza» ombrello in una giornata appena piovigginosa: in questo caso si otterrebbe una interpretazione «controfattuale», come, all'incirca, «non piove molto forte, e (perciт) sto uscendo senza ombrello».

La controfattualitа compare dunque quando all'indicazione di «possibile falsitа» fornita dalla concordanza si aggiunge una indica­zione di «sicura falsitа» derivata dal confronto tra il contenuto pro­posizionale espresso dal costrutto ed il contesto extralinguistico: per (34b) il parlante patentemente non и un marziano, e non ha le orec­chie verdi; per l'interpretazione controfattuale di (34a), al momento dell'enunciazione sta piovendo poco, ed il parlante sta uscendo senza ombrello.

Ora, nelle frasi (35) la comparsa del congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e/o del condizionale composto nell'apodosi sembra segnalare la falsitа dei contenuti proposizionali espressi dal costrutto, e quindi la controfattualitа:

(35) a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del cata­sto ce ne sarebbe traccia. (= 30a)

b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono. (= 30b)

c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.(= 29c)


Ma una protasi al congiuntivo piuccheperfetto non и una condi­zione sufficiente per ottenere una interpretazione controfattuale; in (36) il contesto linguistico aggiunto a (35a) mostra che con il costrut­to condizioniale il parlante sta solo compiendo un'ipotesi sul passato (da verificare nel presente):


(36) Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto ce ne sarebbe traccia: bisogna quindi passare a controllare in quel­l'ufficio.


Neppure una apodosi al condizionale composto и condizione suf­ficiente per ottenere una interpretazione controfattuale: (35b) sembra comunicare che «Enrico non и a casa, e (perciт) non ha risposto al telefono», ma la versione «condizionale concessiva» di (35b), cioи

(37), presenta ugualmente una apodosi al condizionale composto, senza per questo segnalarne la falsitа:

(37) a. Anche se Enrico fosse a casa, non avrebbe risposto al tele­fono.

b. Se Enrico fosse a casa, non avrebbe comunque risposto al telefono.

(37) и parafrasabile con «и possibile che Enrico sia a casa, ed и pos­sibile che non lo sia; in un caso come nell'altro 'non' risponderebbe al telefono».

Anche nel caso in cui compaiano sia il congiuntivo piuccheper­fetto nella protasi sia il condizionale composto nell'apodosi l'interpretazione controfattuale non и garantita. Se infatti (38a) sembra in­dicare che il protagonista «non» и partito alle 3, e che (quindi) «non» и arrivato alle 9, una sequenza come (38b), con due costrutti condizionali collegati asidenticamente, mostra che il parlante sta fa­cendo solo ipotesi sul passato, come nel caso di (36), e non ha alcu­na certezza sulla falsitа dei contenuti proposizionali espressi da pro­tasi ed apodosi:


(38) a. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9.

b. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9; se avesse preso quello delle 5 sarebbe arrivato alle 11; adesso sono le 13, e quindi dovremmo comunque trovarlo in al­bergo.

Le stesse ipotesi, presentate con maggior sicurezza, possono esse­re espresse dalla versione all'indicativo di (39):


(39) Se ha preso